IL NOSTRO TEAM DI ADDESTRATORI CINOFILI E' A DISPOSIZIONE PER IMPOSTARE IL VOSTRO CANE ALL'INDIFFERENZA ALLE ESCHE E ALLA SEGNALAZIONE DEI BOCCONI AVVELENATI, IN AMBIENTE RURALE E URBANO.
L’uso dei bocconi avvelenati è una delle minacce più serie alla conservazione del lupo ed è una pratica pericolosa che colpisce direttamente e indirettamente un gran numero di altre specie selvatiche, grandi e piccoli orsi, volpi, tassi, faine.. , oltre tutti quegli animali che si nutrono di carcasse, i necrofagi come gipeti e grifoni, a loro volta avvelenati dai resti degli animali uccisi. Non sono immuni al veleno, ovviamente nemmeno cani e gatti domestici!
Ma cosa sono i bocconi avvelenati? E perché sono un pericolo cosi grande per la fauna selvatica e non solo?
Consultando il Portale degli avvelenamenti del Ministero della Salute emerge che le sostanze maggiormente individuate in bocconi e carcasse sono fitofarmaci (carbammati, organoclorurati ed organofosfati) e rodenticidi, ma anche lumachicidi (metaldeide), fosfuro di zinco e stricnina. Si tratta sia di sostanze delle quali sono proibiti commercializzazione ed impiego, sia di sostanze di libero uso. Il loro utilizzo varia da Regione a Regione, e talvolta è collegato al contesto territoriale: ad esempio in un’area principalmente a vocazione agricola, i pesticidi, ampiamenti diffusi, sono le sostanze tossiche maggiormente impiegate.
I sintomi dell’avvelenamento sono vari e dipendono dal prodotto tossico utilizzato. Anche la velocità di azione non è uguale per tutti i tipi di veleno. Alcuni agiscono con velocità fulminea, come per esempio la stricnina, mentre altri, come i rodenticidi, sono più subdoli e i sintomi possono manifestarsi anche dopo 48-72 ore. La gravità dell’avvelenamento dipende da cinque principali fattori: dose assunta, dimensioni dell’animale, tipo di veleno, tempo trascorso dall’assunzione, tempo e modalità di contatto (ingestione, inalazione, contatto cutaneo). La rapidità con la quale si interviene sull’animale colpito è pertanto cruciale.
Alcune delle sostanze impiegate per contaminare i bocconi e le carcasse sono infatti così potenti da intossicare anche senza ingestione, ma per semplice contatto o inalazione! Senza contare che il veleno uccide anche in modo indiretto: un animale morto avvelenato diventa a sua volta un’esca letale per chi lo consuma. Si innesca così una catena di morte che provoca danni incalcolabili agli ecosistemi anche su periodi lunghi: la maggior parte dei veleni persiste infatti nell’ambiente ed esercita quindi la sua azione letale per molto tempo. Ancora, non dimentichiamoci che un’esca avvelenata può contaminare anche una fonte d’acqua con effetti disastrosi per la salute di esseri umani e animali.
Il fenomeno degli avvelenamenti dolosi degli animali è in costante aumento, e interessa principalmente gli animali domestici d’affezione, rappresentando però una concreta minaccia per specie protette e a rischio di estinzione. Ricordiamo che si tratta di un reato. In Italia dal 1977 (Legge n. 968) è vietato l’uso di sostanze tossiche e veleni nonché l’uso di tagliole, lacci e congegni similari per la cattura della fauna selvatica. Divieti confermati dalla Legge n. 157/1992 “norme per la protezione della fauna omeoterma e prelievo venatorio”, e dalla Legge n. 189/2004 “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”. In Slovenia, anche se la situazione non è critica come in Italia, il Codice Penale della Repubblica di Slovenia (JO. n. 50/12 e succ.) incrimina la caccia illegale, la pesca illegale e la manipolazione illegale di specie protette di fauna e flora selvatiche.
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